Sciamanesimo moderno e nuova coscienza ecologica - parte 1


(articolo pubblicato per la prima volta sulla rivista Sirio del 12 aprile 2019)




Sciamanesimo ed ecologia, due ambiti molto vasti e, apparentemente, molto distanti tra loro: uno ci parla di spiritualità, l’altra è una scienza. Potrebbero, invece, essere in qualche modo connessi? E se sì, come e dove si incontrano?





Nuove forme di sciamanesimo

Parlare di sciamanesimo utilizzando questo termine ad ombrello è estremamente generico e meno che mai definito: volendo infatti parlare delle tradizioni sciamaniche nel mondo in modo corretto, completo e accademico, dovremmo andare a definirle una ad una, chiamarle con il loro nome o definizione locale tradizionale e infine valutarne mitologia, cosmogonia e vari elementi connotanti. Nel caso specifico, però, vogliamo portare l’attenzione al mondo occidentale e alla forma di sciamanesimo, o meglio ancora, neo-sciamanesimo, che più di tutte troviamo diffusa in molti Paesi occidentali e che ben si accorda anche alle diverse tradizioni spirituali locali e neo-pagane. Stiamo dunque parlando delle tecniche sciamaniche che vanno sotto i nomi di Core Shamanism, in italiano sciamanesimo transculturale, altre volte definito sciamanesimo moderno o sciamanesimo urbano. Potremmo definire questa particolare forma di sciamanesimo come “neutra”, perché si fa portatrice, di fatto, unicamente delle conoscenze e delle tecniche di base, ma risulta scevra dalle caratteristiche locali delle tradizioni sciamaniche del mondo (mitologia, panteon, ritualità) che sono state in un certo senso filtrate in modo la lasciare solamente un nucleo funzionale (per questo Core Shamanism, dove “core” significa nucleo, centro, nocciolo). Questa forma di pratica spirituale presenta almeno due importanti vantaggi: permette di non incorrere nell’annoso e crudele problema dell’appropriazione culturale (ovvero la spiccata tendenza degli occidentali ad assimilare e far propri riti e tradizioni dei popoli nativi senza averne una profonda comprensione e, non ultimo, il permesso da parte dei legittimi tenutari) e consente al mondo occidentale di ritrovare pratiche spirituali da lungo tempo dimenticate, smantellate o rimosse dal proprio background culturale e folcloristico.


Sciamanesimo moderno e culti antichi rinnovati

Quest’ultima interessante caratteristica dello sciamanesimo moderno va, in seconda battuta, a incontrare e soddisfare un possibile bisogno riscontrato da molti di coloro che hanno scelto di tornare a forme spirituali e religiose pre-cristiane (o, quanto meno, di ispirazione pre-cristiana), un macro gruppo non omogeneo che, puramente per praticità, possiamo indicare come neo-paganesimo. Da un lato, dunque, abbiamo una forma di sciamanesimo che propone delle tecniche, ma priva di un sostrato spirituale tradizionale. Dall’altro lato abbiamo spirituaità e religioni di ispirazione antica, che sicuramente o molto probabilmente non hanno modo di recuperare una lunga serie di tecniche e pratiche spirituali atte ad un lavoro di tipo sciamanico all’interno del proprio culto, in quanto queste tecniche e pratiche - spesso tramandate oralmente, o in modo incompleto o ancora in testi criptici e di difficile analisi – sono andate perse nei secoli dei grandi cambiamenti sociali e religiosi che hanno investito soprattutto il vecchio continente. L’incontro delle due parti vede, dunque, un potenziale reciproco supporto e completamento. 



Animismo

Sia lo sciamanesimo moderno che le svariate correnti neo-pagane condividono, però, alcuni tratti e princìpi di fondo, tra i quali compare la vicinanza al mondo naturale e, molto spesso, una credenza di fondo di stampo animistico. L’animismo è una concezione secondo la quale ogni essere esistente è dotato, appunto, di un’anima. La visione animista comprende sia creature animate che inanimate, sia organiche che inorganiche, quindi anche piante e minerali. Una sorta di estensione di ciò, è il concetto secondo cui ogni cosa sia anche connessa in una Rete della vita, all’interno della quale ciascuna è un nodo che detiene un posto e un ruolo preciso, in costante e vitale interdipendenza con il resto della rete.

In numerosi dizionari ed enciclopedie l’animismo viene definito relegandolo a fenomeno riscontrabile presso popolazioni primitive, dettaglio che, sottilmente, pare insinuare una categoria di giudizio che equivarrebbe a dire “arretrate”. In realtà questo concetto, profondo e diffuso, affonda le sue radici nelle credenze delle più antiche popolazioni tribali - vero, ma lo troviamo vivo e ampiamente trattato presso i maggiori filosofi di Grecia e Roma antica, da Aristotele ai pitagorici, a Platone a Cicerone e molti altri, fino a esponenti di spicco dell’Umanesimo del Quattrocento quali Marsilio Ficino e Pico della Mirandola, fino ancora al sapere antico della Cabala. Naturalmente le credenze della stragrande maggioranza delle popolazioni tradizionali oggi ancora esistenti si basano su principi animistici, ma l’animismo è presente, in modo forse insospettabile e sottile, anche nel moderno mondo occidentale. Si pensi al retaggio che ci arriva dalle fiabe, dove animali, boschi e persino manufatti sono dotati di un’anima, fino al fantasy letterario (basti citare il “Signore degli Anelli” di J.R.R. Tolkien) e al cinema (un titolo tra i molti “Avatar” di James Cameron). In un certo senso possiamo trovare questo concetto persino nella scienza se pensiamo all’Ipotesi Gaia, formulata dallo scienziato inglese James Lovelock nel 1979, teoria che a sua volta ha poi influenzato letteratura e cinema (ad es. Asimov e la saga di Final Fantasy).

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