Equinozio di Primavera, Alban Eilir, Ostara
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Foto di Nikki Dawson da Pixabay |
Ostara, Alban Eilir per la tradizione celtico-duidica, corrisponde all’Equinozio di Primavera. Com’è noto, astronomicamente, la durata della notte e del giorno sono identiche, ma ovviamente la luce procede aumentando e così sarà fino all’Equinozio di Autunno. Si tratta di momento di grande equilibrio e allo stesso tempo sul limite del caos, proprio perché arriviamo dal buio invernale all’interno le energie sono liminali, sobbollono sotto la superficie - come abbiamo già visto a Imbolc - sono energie in potenza, che aspettano di trovare la loro realizzazione. In questo senso non dobbiamo pensare ad un caos in termini negativi, ma solo nel senso di determinazione e manifestazione. L’Equinozio di primavera è allo stesso tempo un punto fermo di termine e un inizio: da adesso infatti il buio comincia ad arretrare sempre più sensibilmente mentre la Vita riprende sempre più vigore.
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Foto di Enrique Meseguer da Pixabay |
Ostara o Eostre, è una delle quattro Feste del Sole che, come sappiamo, si alternano alle Feste del Fuoco e sulla ruota delle festività ci troviamo a Est, direzione del sole nascente, della nuova vita e, appunto, della Primavera. Per diverso tempo e secondo molte fonti, Ostara deriverebbe il suo nome da una Dea del mondo nordico, Eostre appunto (quindi non dalla medio-orientale Ishtar, in caso abbiate sentito questa ipotesi) e la parola darebbe forma direttamente al termine inglese che indica la Pasqua, Easter, così come quello tedesco, Ostern. Purtroppo, con l'approfondirsi degli studi in merito, si è giunti a definire come non esista in realtà alcuna traccia di questa dea germanica, mentre il termine Ostara è di fatto un lemma recente utilizzato principalmente in ambito Wiccan. Questo nome, infatti (così come Mabon e Litha) sono stati definiti dall'autore Aidan Kelly (tutt'ora in vita) nel 1974 per una calendario pagano che stava pubblicando. Questi nominativi sono riusciti ad entrare nell'uso comune e si sono diffusi, ma si è persa la nozione che siano nomi moderni.
La creatività, soprattutto non in senso lato, è forse la tematica cardine di Ostara ed infatti, nonostante la distanza nel tempo e nello spazio delle tradizioni del mondo (dall’Europa, al medio Oriente, all’America del Nord, al lontano Oriente) i simboli legati a questa tradizione ritornano con instancabile costanza e immediatezza nei significati che veicolano.
Siamo in un periodo di netta rinascita e di fertilità per la natura, mentre la spinta della fertilità umana dovrà attendere Beltane per trovare il suo apice. Momento di semina, di fiori e di corteggiamento per gli animali, gli uccelli trovano il proprio partner e nidificano. I simboli dominanti di questa festività sono dunque ovviamente derivati direttamente dalla natura, ma anche da elementi più concettuali, vediamoli da vicino.
Alcuni simbolismi
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Foto di David Mark da Pixabay |
La LEPRE è certamente un elemento con valenze plurime, associato a questa festa in innumerevoli tradizioni del mondo. La lepre è un animale estremamente prolifico, dalla sessualità rapida e vigorosa e nel mese di marzo la si vede correre nei prati con movimenti che sembrano una danza (probabilmente per questo fu più tardi considerato uno degli animali legati alle streghe, un “famiglio”). Come spesso accade per gli animali simbolici, la lepre fu soggetta a credenze di vario genere: in alcuni casi era un tabù mangiarla, in altri, all’esatto opposto, cacciarla e mangiarle in questo periodo era un modo di onorare la Dea. In diverse tradizioni la lepre è anche associata alla luna, sia in Europa che in Africa, India e Cina: le sembianze della lepre sembrano infatti ritratte nel chiaroscuro dei mari e dei crateri lunari. C’è persino una leggenda che lega la lepre al Buddha! (si dice che la bestiola, vedendo il Buddha affamato, si gettò di propria volontà nel fuoco lì vicino per nutrirlo). Associata all’Est anche dai nativi americani e nell’antico Egitto, in Europa era spesso associata alle divinità lunari (appunto) e della fertilità, dal nord - Freya e appunto Eostre, spesso raffigurata con la testa di lepre - alla Grecia dove era associata ad Afrodite. Associata alla fertilità dei campi dove vive e al grano, alle volte l’ultimo covone veniva chiamato “la Lepre”. Sebbene, come molti simboli del mondo pagano antico e associato alle streghe, la lepre abbia visto un processo di demonizzazione, il suo simbolo ha poi visto una rinascita positiva con le tradizioni pasquali che, tanto per cambiare, come avviene per quelle natalizie, prendono a piene mani dal mondo antico. La lepre di Eostre si dice deponesse un uovo nel giorno dell’Equinozio, l’uovo della nuova vita, indice di un nuovo ciclo di fertilità: più tardi è diventata il coniglietto pasquale, che nasconde le uova nei prati perché i bambini le cerchino.
Ed ecco il secondo grande simbolo di questo periodo, l’UOVO, che quasi potremmo dire tenga un piede nel mondo naturale e contadino - più semplice - e l’altro nel mondo simbolico più esoterico. Ovviamente è da questo simbolismo pre-cristiano che derivano le uova che oggi consumiamo nel periodo primaverile e pasquale. Prima dei dolci in zucchero e cioccolato venivano consumate uova vere, fatte sode e dipinte con coloranti naturali (barbabietole, spinaci, curcuma ecc) o svuotate e dipinte come piccoli capolavori (come ancora oggi usa in molti Paesi dell’est Europa e in Austria). Ma le uova erano anche inserite in molti cibi equinoziali, soprattutto torte salate. L’uovo è il principio di ogni forma di vita, creazione e rinascita. Nei percorsi iniziatici l’uovo simboleggia l’iniziato stesso, in quanto “nato due volte”: prima viene deposto e poi si schiude dopo un lungo lavorio interiore… tutto sommato non differente dai semi che germogliano e sbocciano in primavera, che si tratti di fiori o - in senso lato - di progetti.
L’uovo primordiale dal quale nacque l’universo è ricorrente presso diverse tradizioni: l’uovo è la prima cosa che emerge dal caos primordiale, ma non con una connotazione negativa, ma come il calderone di tutte le cose e le energie in potenza - esattamente come nella concezione della parola secondo l’etimo greco antico, dal quale emerge il Logos nella creazione della Genesi, dove il Logos altro non è che un Ordine. Simbolismi dell’uovo li troviamo in lungo e in largo nel mondo antico quando si parli dei primordi e dei miti di creazione.
Tanti sono i rimandi e le sovrapposizioni che risulta difficile capire quale tradizione a noi sia più vicina. Ma parlando dell’uovo cosmico troviamo un richiamo anche nel mondo druidico. Si parla infatti di un misterioso “uovo di serpente”, sinonimo di uovo cosmico, del quale i druidi detenevano dei simulacri, probabilmente ricci di mare fossili.
Un simbolo non consueto...
Altro simbolo chiave in questo periodo, che per ovvie ragioni non ha avuto il successo di uova e conigli nel transitare nelle tradizioni cristiane, è il DRAGO, spesso visto come serpente (considerate che sono praticamente sinonimi in termini simbolici). Come i simboli visti fin qui - e forse ancora più di essi - la figura del drago la ritroviamo ovunque: dai paesi del Nord Europa, a tutto il bacino mediterraneo fino al lontano oriente. Il Drago e l’uovo sono simboli che spesso troviamo insieme, sia perché in molte tradizioni vi sono narrazioni di Draghi, esseri primordiali, che depongono l’uovo cosmico dal quale nasce ogni cosa che conosciamo, ma anche per una questione di vicinanza da un punto di vista simbolico. Rammentando sempre che l’immagine del Drago e del Serpente sono da considerarsi sinonimi, sia Drago che uovo sono forieri di nuovi inizi e portano una rinascita: l’uovo si schiude mentre il drago/serpente cambia pelle.
C’è anche spesso, se non sempre, una fortissima associazione tra il Drago/serpente e la Terra, come entità planetaria e/o come Dea primigenia. Alle volte il serpente è figlio della Terra, altre volte con lei si accoppia, altre volte ancora è un suo alleato o servitore: nelle mitologie del mondo troviamo draghi e serpenti a fare la guardia di tesori (per esempio ai pomi d’oro nel giardino delle Esperidi) o a luoghi sacri alla Dea , come a Delphi isola famosa per l’oracolo, che prima di essere sacro ad Apollo era un luogo sacro della Dea- L’oracolo infatti era sempre una donna, detta Pithya, ma la pronuncia non inganni: la radice deriva da una parola greca che indica il serpente e che ancora oggi ritroviamo nella parola pitone. Anticamente, infatti, un grande serpente era a guardia del luogo sacro, fino a che Apollo non lo sconfisse e uccise. Questo e altri miti simili, secondo gli studiosi, stanno a simboleggiare il passaggio da spiritualità antiche, vicine alla terra e incentrate sul femminile a quelle patriarcali, che si sono imposte con la forza - il mondo dell’antica grecia era fortemente patriarcale, non dimentichiamolo. Ma questo è solo un esempio, importante però per introdurre una nuova prospettiva che unisce draghi e serpenti alla Terra.
Il luogo più sacro a Delphi, il così detto Omphalos (ovvero ombelico: quale riferimento più femminile, visto che l’ombelico è ciò che rimane del cordone ombelicale, canale di nutrimento che collega madre e figlio?), ovvero la caverna dove l’oracolo si ritirava per consultare gli dei e trovare risposte, presenta delle spaccature nel terreno, dalle quali escono fumi e gas dal sottosuolo – vediamo quindi un collegamento diretto al cuore della Terra.
Il collegamento serpente/drago con la terra è una tematica molto forte in Europa e presso i celti, ove il serpente è anche un simbolo di saggezza e conoscenza (in primis del mondo naturale e dei suoi ritmi). Non è certamente un caso se i Druidi venissero anche chiamati Uomini-serpente o Uomini–drago, dato che pare portassero tatuaggi di draghi o serpenti sulle braccia. Il Drago è una creatura che domina tutti gli elementi, ma nella tradizione celtica (con un riflesso simile anche in quella norrena) vi era l’idea che un grande drago, chiamato Nwyfre (la parola è gallese – pron. Nuifre o Nuivru), serpeggiasse sotto le terre e fosse il soffio vitale che rende possibile la vita di ogni cosa (il Respiro del Drago). Da una parte dunque il drago è creatura di risveglio, rinnovamento e vita in senso “sottile”. Ma la forza del drago connessa alla terra è anche la potenza delle energie terrestri, dai campi magnetici, ai terremoti, ai vulcani, forze che non possiamo disgiungere dal fuoco, quello sotterraneo. A seconda di zone e tradizioni i draghi sono anche Signori dell’acqua e dell’aria, in forma di pioggia, vento e tormente e Signori dell’acqua in quanto abitanti e guardiani di sorgenti, fiumi, laghi (basti pensare al Lago di Garda). Queste tradizioni arrivano fino a noi oggi attraverso lo studio delle Ley Lines, le linee di forza della terra, dette Linee del Drago tra le quali una delle più famose e importanti attraversa l’Europa da Nord Ovest a Sud Est... ma questa non è una storia primaverile, ma una storia di Draghi... ;-)
Vediamo comunque come Draghi e serpenti siano simbolicamente alla base della forza vitale e del suo rinnovarsi ciclico: in questo momento il drago si risveglia.
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Foto di Janina Kronthaler da Pixabay |
Spiritualmente può essere un momento di grande stanchezza, dato che arriviamo dall’inverno ma, come abbiamo detto, allo stesso tempo è momento di energie in rinascita: la luce del sole cresce e porta calore. C’è voglia di stare fuori in natura, è il momento di godere ed essere grati per la Bellezza e le promesse della Natura in risveglio. Festeggiamo piantando fiori e semi curandone la crescita, coloriamo le uova (con metodi naturali e atossici! XD).
Come i semi dei fiori anche tutti i nostri progetti coccolati sotto terra nel freddo dell’inverno ora vengono alla luce: parole d’ordine creatività e fertilità interiori. E' il momento di scrollarsi di dosso il torpore sonnolento della passata stagione ed unirsi a questo primo stiracchiarsi della Vita.
Testo originariamente scritto per una conferenza + celebrazione presso ASD Mille Petali (Gussago - BS), Primavera 2019
